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Intervista agli I-Science per il loro singolo Garab

Continuiamo a seguire le vicende degli I-Science, gruppo fusion residente in Senegal, ma che rappresenta diversi paesi: Senegal, Italia, Egitto, Gabon, Togo, Spagna, Francia. 

Dopo la pubblicazione del singolo Garab abbiamo deciso di intervistarli per farci raccontare qualcosa in più sul loro splendido progetto musicale.

I-Science in concerto a Phare des Mamelles. ©Sylvain Cherkaoui
  • Benvenuti I-Science. Iniziamo raccontando a chi ci legge come vi siete incontrati…

Un giorno sono scivolata su una nota musicale, per non cadere faccia a terra mi sono aggrappata al bassista, spingendolo, che rotolando via si è schiantato sul batterista, che ha fatto un macello con la batteria, dalla quale è schizzato via un piatto, atterrando sul tavolo del chitarrista, il quale, prontissimo, ci ha messo della pasta e ha invitato la corista, che passava di li, a mangiare. Il tastierista invece non si è ancora capito a che momento si è aggregato alla ciurma. Alcuni di noi pensano che sia un ologramma…Scherzi a parte, stavo per rispondervi “su Tinder”, ma mi sembrava poco plausibile…

  • Durante le vostre live vi divertite molto con delle performance teatrali che possano intrattenere il pubblico assieme alla musica come, per esempio, persone vestite da camaleonti; avete già in programma qualche rappresentazione simile anche per Garab per le prossime date live?

Il live è la nostra ragione di essere e la performance surreale fa parte integrante di ogni nostro spettacolo! Il palcoscenico è una dimensione alternativa che ci permette di tirar fuori tutta la follia in noi e di condividerla con il pubblico incitandolo a fare lo stesso! Per noi sono spazi di guarigione, dove è permesso buttar via la maschera sociale e dove ognuno può venire ad esprimersi con noi. E per quello anche che teniamo molto a creare viaggi nel mondo dei sogni e dell’inconscio e non giusto “concerti”…lo spettacolo legato al nuovo album è un viaggio con il nostro vascello pirata nel mare dei sogni, noi siamo già vestiti da pirati e utilizziamo tutto ciò che possiamo per creare questo mondo magico: improvvisazioni con il pubblico, giochi, una buona dose di umorismo e autoderisione. Ogni spettacolo poi è a se stante, perché dipende molto dell’energia del momento, dalle reazioni del pubblico, tutto è permesso e tutto può succedere…

  • Avete già avuto la possibilità di suonare live in Italia in precedenza? Se sì, cosa vi ha lasciato l’esperienza? Se no, vi piacerebbe poter venire in Italia a portare la vostra musica dal vivo?

Con la formazione attuale no, non abbiamo ancora mai avuto il piacere di suonare in Italia e ovviamente si che ci piacerebbe! Anzi, direi che per me è un punto davvero importante poter portare la ciurma in Italia! L’Italia è un paese di grandi artisti e di grandi opere, con un’energia molto particolare! Sarebbe bellissimo poter far scoprire e condividere momenti di creazione con i miei pirati nel paese di Corto Maltese! Senza contare che sono innamorata persa della mia bella Sardegna e che poter portare i pirati a scoprirla e viverla con me sarebbe un sogno!

  • Quali sono i vostri progetti futuri?

Continuare a vivere (che è già una bella cosa), comporre, suonare, fare live. Stiamo cercando di organizzare una mini-tournée con l’Oceanium nel Sud del Senegal, con concerti accompagnati da dibattiti aperti con i giovani e la popolazione, sui temi ambientali. L’idea è di informare sulle iniziative già esistenti, nelle quali le persone possono implicarsi, e anche di creare dei think tank e trovare soluzioni assieme. Stiamo anche accingendoci a lanciare il nostro secondo album e quindi stiamo preparando il terreno per il lancio (mi sembra di parlare di una navetta spaziale, e in fondo è un po’ vero), sia qui, dove vorremmo organizzare una serie di spettacoli live immersivi con un percorso di scoperta che porti fino al palco, che a livello internazionale, attraverso le piattaforme digitali e, speriamo, dei live. Insomma, un bel po’ di lavoro in prospettiva…ora stiamo snocciolando la montagna di cose da fare un sassolino alla volta…

  • Il brano è cantato in più lingue: vista la vostra band fusion e l’argomento, atto a sensibilizzare le persone che risiedono in più Stati tra cui Senegal, Italia, Egitto, Gabon, Togo, Spagna e Francia: perché avete composto queste lyrics in queste lingue in particolare e non con un più comune inglese che avrebbe potuto essere compreso da tutti con più facilità?

Perché Garab è un brano che abbiamo composto particolarmente per il pubblico senegalese, per dare visibilità alle iniziative ambientali qui in Senegal, ci è quindi sembrato logico e naturale scrivere i testi in francese e wolof, che sono le lingue più parlate qui. Il resto dell’album contiene molti brani anche in inglese, ma per questo brano ci sembrava particolarmente importante rivolgerci direttamente alla popolazione locale.

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