
Secondo l’autopsia, la piccola Diana è morta “per stenti e mancanza del necessario accudimento”.
Pifferi, durante l’interrogatorio nella notte tra mercoledì e giovedì, non ha mai pianto, né perso il controllo ed è apparsa lucida nella ricostruzione dei fatti. “Sapevo che poteva andare così”, avrebbe detto davanti al pm, rimanendo, però, in silenzio di fronte ad alcune domande sul suo comportamento. Il giudice, dopo l’interrogatorio di oggi, dovrebbe depositare domani il suo provvedimento.
Forse Diana era il frutto di una gravidanza indesiderata. Il comportamento della madre non ha a che fare con situazioni di degrado o tossicodipendenza – sostengono gli inquirenti – ma pare dettato da una volontà, emersa in modo ‘intermittente’ anche nell’interrogatorio: far finta di non aver mai dato alla luce quella bambina con cui “non giocava mai”, che “teneva sempre nel passeggino”, raccontano i vicini, increduli davanti alla tragedia.
Secondo le indagini, nel tardo pomeriggio del 14 luglio Alessia Pifferi avrebbe lavato e cambiato la piccola, le avrebbe lasciato nel lettino da camping un biberon con del latte, forse somministrato un potente tranquillante, di cui gli investigatori hanno sequestrato una boccetta mezza vuota. Poi, sarebbe uscita per raggiungere l’attuale compagno a Leffe, nella Bergamasca. A lui avrebbe detto che la bimba era dalla sorella.
Rientrata a casa mercoledì mattina, ha trovato la figlia morta. “Lo aveva messo in conto”, avrebbe detto durante il primo interrogatorio.