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++ULTIMO SECONDO++ Viviana Parisi: «Gioele non era sul seggiolino, forse morto nell’incidente»

Quali misteri avvolgono quello scontro avvenuto nella galleria Pizzo Turda nei pressi di Caronia sulla A 20 Messina-Palermo il tre agosto che coinvolse un furgone condotto da alcuni operai e l’auto di Viviana Parisi che era insieme al figlio Giole.

Per fare anche chiarezza sulla morte della giovane dj e del bambino, i cui corpi sono stai trovati dopo giorni nelle campagne lì vicino, sono al lavoro i consulenti nominati dalla Procura e quelli delle famiglie delle vittime. Per ora solo ipotesi. «Dopo gli esami che si sono svolti oggi non escludo niente, ancora tutte le ipotesi sono aperte», dice il procuratore di Patti Angelo Cavallo che aggiunge: «Aspettiamo l’esito delle consulenze, mi sembra quanto meno azzardato trarre conclusioni da eventuali dichiarazioni di consulenti che hanno appena iniziato il loro lavoro».

Più convinti di essere vicini alla verità i periti di parte. Intanto lamenta Pietro Venuti, legale di Daniele Mondello marito di Viviana Parisi e padre di Gioele: « è emerso però un aspetto molto grave che mi è stato riferito dal nostro consulente e cioè che mentre giustamente l’auto di Viviana è stata sequestrata lo stesso 3 agosto, il camion dove si trovavano a bordo i tecnici che si occupavano di manutenzione delle autostrade con il quale ha avuto l’incidente è stato sequestrato solo il 10 settembre e sembra già avessero cominciato delle riparazioni».

Poi aggiunge il legale: «Dagli esami svolti oggi sulla macchina di Viviana e sul furgone non possiamo ancora escludere che Gioele sia morto per un colpo avvenuto durante l’incidente che gli avrebbe potuto causare una emorragia celebrale e lo avrebbe fatto morire dopo nelle campagne di Caronia». «Ô emerso – prosegue – anche che la galleria non era completamente illuminata, un aspetto increscioso. Aspettiamo ulteriori esami sul Gps del furgone degli operai per capire a che velocità andavano loro e l’auto di Viviana e se siano stati loro ad essere andati a sbattere contro l’auto della cambiando corsia». Al centro delle perizie poi c’è stato il seggiolino dove si sarebbe dovuto sedere il bambino che secondo i consulenti della famiglia Carmelo Costa e Giuseppe Monfreda era slacciato e non attaccato all’auto.

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