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Tragedia della Funivia, freno d’emergenza disattivato “per ragioni economiche”. Si poteva evitare

Secondo la Procura di Verbania non c’è stato un errore umana a causare la tragedia della funivia Stresa bensì la “deliberata volontà di eludere gli indispensabili sistemi di sicurezza dell’impianto di trasporto per ragioni di carattere economico e in assoluto spregio delle più basilari regole di sicurezza, finalizzate alla tutela dell’incolumità e della vita dei soggetti trasportati”

Il titolare, il direttore e il capo servizio hanno consapevolmente disattivato il freno di emergenza nella cabina.

Sono rispettivamente: Luigi Nerini  Enrico Perocchio e Gabriele Tadini.

. A rivelarlo, ieri, il procuratore Olimpia Bossi al termine del lungo interrogatorio durante il quale i tre hanno ammesso le loro responsabilità;

 

L’accusa avanzata è quella di omicidio colposo plurimo, disastro colposo e rimozione degli strumenti atti a prevenire gli infortuni aggravato dal disastro e lesioni gravissime.

Perocchio, il direttore, avrebbe tuttavia negato di essere stato a conoscenza e di aver autorizzato l’utilizzo della funivia in quelle condizioni, mentre è atteso per oggi il conferimento dell’incarico agli ingegneri del Politecnico di Torino per una maxi consulenza.

Per i tre “deliberata volontà di eludere gli indispensabili sistemi di sicurezza”
I tre indagati avrebbero lasciato inserito il dispositivo (il cosiddetto “forchettone”) che impedisce il funzionamento del freno di emergenza.

Il freno sarebbe stato rimosso in quanto la funivia non funzionava bene e a volte si bloccava. La società era quindi costretta a far intervenire ogni volta un tecnico. Quindi il motivo era prettamente economico.

Nerini aveva in due occasione chiesto che il problema venisse risolto, ma affinché questo fosse possibile sarebbe stato necessario fermare la funivia per un tempo prolungato.

Per questa ragione, nella convinzione che una rottura della fune fosse un’ipotesi estremamente remota, i tre avrebbero deliberatamente bypassato il freno d’emergenza inserendo un “forchettone” che tenesse aperte le ganasce.

Secondo i magistrati, quindi, non ci sarebbe stato nessun “errore umano” bensì la “deliberata volontà di eludere gli indispensabili sistemi di sicurezza dell’impianto di trasporto per ragioni di carattere economico e in assoluto spregio delle più basilari regole di sicurezza, finalizzate alla tutela dell’incolumità e della vita dei soggetti trasportati”.

 

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