OnlyFans verso la vendita, mentre TipMeOn apre il dibattito sull’“all you can see”

Da qualche mese la creator economy vive un passaggio delicato. OnlyFans, la piattaforma simbolo del settore, sta trattando la vendita a un gruppo di investitori internazionali, con una valutazione che i media collocano attorno agli 8 miliardi di dollari. Una cifra enorme, che certifica il successo di un modello nato poco meno di dieci anni fa e capace di generare utili miliardari distribuendo, al tempo stesso, la gran parte dei ricavi direttamente ai creator.
L’eventuale cessione apre però domande che vanno oltre i numeri. Cosa succede quando un colosso cambia governance? E, soprattutto, quali modelli alternativi stanno emergendo nel frattempo? In questo panorama, tra i tanti nomi che popolano la scena (Fansly, Fanvue, LoyalFans), c’è anche TipMeOn, realtà che ha attirato l’attenzione per una proposta diversa, centrata sul concetto di “all you can see”.
Una transizione storica per OnlyFans
I dati degli ultimi anni mostrano con chiarezza la portata del fenomeno. Nel 2024 la piattaforma ha registrato circa 1,4 miliardi di dollari di ricavi, oltre 6 miliardi di spesa dei fan e più di 4 milioni di creator attivi. Numeri da multinazionale tech, ma con una peculiarità: la maggior parte del catalogo è alimentata da contenuti a carattere adult, una caratteristica che ha reso il marchio riconoscibile ma, al tempo stesso, guardato con sospetto da una parte della finanza tradizionale.
La vendita a investitori esterni, alternativa a un’IPO, viene letta dagli analisti come un tentativo di consolidare un modello maturo, riducendo il rischio reputazionale e aprendo la strada a un’espansione verso contenuti “brand safe”. Se e quando l’operazione si chiuderà, il nuovo proprietario dovrà decidere se rafforzare il core business o se diversificare, investendo su formati alternativi e nuove policy di discovery.
L’altro lato della medaglia: sperimentazioni e modelli emergenti
Mentre i giganti discutono di miliardi, sul mercato si muovono altre piattaforme che, con numeri incomparabilmente più piccoli, provano a interpretare bisogni diversi della community. Fansly, spesso definita “copia tattica” di OnlyFans, replica il modello degli abbonamenti al profilo con qualche variante sulle fasce di prezzo. Fanvue ha scelto invece di puntare sul tema dei creator sintetici e dell’intelligenza artificiale, regolando con policy dedicate i contenuti generati digitalmente.
In questa costellazione si inserisce TipMeOn, che propone un’impostazione ibrida: da un lato conserva la logica classica dei paywall individuali e degli abbonamenti al singolo profilo, dall’altro introduce un piano premium che, a fronte di una cifra mensile fissa (tra 14,90 e 24,90 euro), apre l’accesso a tutto il catalogo disponibile.
La filosofia dell’“all you can see”
Non si tratta solo di prezzo, ma di un cambio di prospettiva. L’utente premium su TipMeOn può muoversi tra centinaia di creator senza incontrare barriere economiche per ogni singolo contenuto. È un approccio che richiama l’evoluzione già vista in altri settori digitali: dallo streaming musicale, passato dal comprare album al pagare un abbonamento illimitato, fino al video on demand.
Il vantaggio è soprattutto psicologico: l’assenza di micro-transazioni riduce l’attrito e alimenta la curiosità, spingendo alla scoperta casuale. Per i creator, la promessa è duplice: continuità operativa (si carica e si prezza come ovunque, senza cambiare workflow) e maggiore visibilità nativa, perché gli utenti premium navigano liberamente anche tra i profili meno noti.
Naturalmente il modello porta con sé anche interrogativi: se non ben calibrato, il “flat” rischia di trasformare la relazione in consumo da catalogo, riducendo il valore percepito della singola interazione. Molto dipende da come verranno gestite metriche di engagement, strumenti di messaggistica e spazi dedicati al rapporto personale.
Una partita aperta
Che si tratti della vendita di OnlyFans o della sperimentazione di TipMeOn e di altri player minori, la direzione di marcia sembra comune: la creator economy non è più solo un fenomeno di nicchia, ma un settore globale che cerca stabilità, regole e nuovi modelli di sostenibilità.
I prossimi dodici mesi diranno se il pubblico continuerà a preferire la verticalità delle relazioni esclusive o se abbraccerà sempre più formule orizzontali e trasversali. In ogni caso, la storia che si sta scrivendo oggi è quella di un mercato in trasformazione: da un lato i giganti che trattano miliardi, dall’altro esperimenti che valgono molto meno in termini economici ma che provano a interpretare in anticipo i bisogni degli utenti.
Ed è forse in questo equilibrio — tra colossi consolidati come OnlyFans e innovazioni come TipMeOn — che si gioca il futuro di un settore capace, nel giro di pochi anni, di riscrivere le regole della monetizzazione digitale.