Coronavirus: verso lo stop di molte attività commerciali: chiusura di palestre, parrucchieri, centri estetici e cinema.

Sono 4.913 i focolai attivi, di cui 1.749 nuovi. Il virus corre: record di contagi e di tamponi. Raddoppiano le vittime, aumenta il tasso di occupazione dei posti letto in terapia intensiva e in area medica
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Record di contagi e di tamponi. Raddoppiano le vittime del Coronavirus. E governo e ministero della Salute stanno studiando il varo di un nuovo giro di vite per arginare i numeri in crescita esponenziale. Il progredire della curva dei contagi, con diecimila casi in più in un solo giorno, ha fatto sì che il tema entrasse nell’agenda dell’esecutivo: intorno alle 21 dovrebbe iniziare a Palazzo Chigi una riunione di Governo sulla manovra, presieduta dal ministro dell’Economia Roberto Gualtieri; seguita da un vertice d’urgenza in tarda serata, al quale è atteso anche il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, per raggiungere rapidamente la quadra sulle nuove misure da varare.

Preoccupazione per l’impennata dei contagi
C’è preoccupazione per l’impennata dei contagi, tanto che fonti del Pd riferiscono di aver chiesto a Conte e al governo «di valutare eventuali provvedimenti che possano evitare un futuro e drammatico lockdown». Quando sarebbe troppo tardi. «Credo serva un principio di proporzionalità – aveva detto poco prima il ministro dell’Università Gaetano Manfredi – tenendo conto dei differenti impatti, considerando che l’epidemia è in fase di espansione». In accordo con le regioni potrebbero anche essere istituiti del lockdown locali, direttamente dai governatori. Fra le misure allo studio: coprifuoco dalle 22, come già accade in molti paesi europei, ma anche chiusura di palestre, parrucchieri, barbieri, centri estetici, cinema e teatri. Si riflette anche sulla didattica a distanza alle superiori. In prima linea è già sceso il governatore campano Vincenzo De Luca annunciando: «Nel weekend di Halloween, americanata che è monumento all’imbecillità, chiuderemo tutto alle 22. Sarà il coprifuoco, non sarà consentita neanche la mobilità».
Ricciardi: «Stop mirati nelle regioni con Rt oltre 1»
«Data la situazione molto grave di circolazione del virus, abbiamo indicato chiusure mirate nelle regioni con altissima circolazione del Sars-Cov2 finalizzate a consentire lo svolgimento delle attività scolastiche e produttive. Le chiusure, nelle zone dove l’indice di contagio è superiore a 1, dovranno riguardare punti di aggregazione come circoli, palestre, ed esercizi commerciali non essenziali. Mentre lo smart working dovrebbe diventare la forma ordinaria di lavoro in tutto il Paese. Punto cruciale è la sicurezza nei mezzi di trasporto pubblico e il loro rafforzamento», dice Walter Ricciardi, consigliere del ministro della salute per l’emergenza Covid e ordinario di Igiene generale e applicata alla Facoltà di medicina della Cattolica di Roma. Dagli ultimi dati contenuti nel report del ministero della salute-Iss, solo due regioni hanno Rt sotto 1.
Speranza: «Stiamo analizzando i dati, confronto con le regioni»
Frena il ministro della Salute Roberto Speranza: «Nessuna decisione è stata assunta in questo momento. Leggo un’abbondanza di indiscrezioni, ma noi siamo qui e analizziamo tutti i dati, ci confrontiamo con le regioni», ha detto il ministro per la Salute, Roberto Speranza. «Non inseguiamo le indiscrezioni – ha aggiunto – C’è un problema serio, non dobbiamo nasconderlo», ma «ci sono istituzioni, scienziati che stanno lavorando. Facciamo le cose per bene». Il ministro ha ricordato che in base all’ultimo dpcm le regioni possono adottare misure più restrittive, mentre per allargare le maglie è necessario condividere la misura con il ministero della Salute.
Difficoltà nei tracciamenti dei contagi
Ricciardi ha anche evidenziato le difficoltà delle Asl nel tracciare i contagi: «Le asl non sono più in grado di tracciare i contagi, quindi la strategia di contenimento del virus non sta funzionando. Questo è dovuto a due fenomeni in atto in molte regioni: il mancato o ritardato rafforzamento dei Dipartimenti di prevenzione (basso numero di medici igienisti a disposizione) e ai migliaia di focolai in atto. La situazione è molto grave, le regioni stanno andando verso la perdita del controllo dei contagi».
Riunione in vista del Comitato tecnico scientifico
«Il Cts non sta facendo alcun pressing sul governo», dice Agostino Miozzo, coordinatore del Comitato tecnico scientifico. «Stiamo pensando di convocare una riunione del Cts nelle prossime ore ma nessuno ci ha chiesto nulla – ribadisce – né noi abbiamo chiesto nulla». Nelle scorse ore ambienti vicini al Comitato avevano reso noto che «alla luce dei nuovi dati emersi e della nuova fase servono misure più stringenti per far fronte al progressivo aumento dei contagi». Servono provvedimenti più restrittivi in tempi rapidi che superino l’attuale Dpcm, anche in vista del week end. Obiettivo, evitare un nuovo lockdown, come ha confermato il ministro per lo Sviluppo economico Stefano Patuanelli: «Stiamo attuando e pensando a tutte le misure necessarie per evitare un lockdown totale. Questo è il primo obiettivo, ma non ci sono bacchette magiche o sfere di cristallo, bisogna osservare l’andamento epidemiologico e il coefficiente di riempimento delle terapie intensive, ma anche degli ospedali in generale». Intanto scattano i primi lockdown locali, si intensificano le zone rosse.
I DATI DEL CONTAGIO
La Campania, con un’ordinanza firmata dal governatore Vincenzo De Luca, ha stabilito che le scuole non faranno lezione in aula. Sospensione anche delle attività di circoli ludici e ricreativi, divieto di vendita con asporto dalle 21. Alcune regioni hanno già reso operativa la sospensione dei ricoveri ospedalieri non urgenti, il divieto di visite ai ricoverati.«Ho chiesto ieri al presidente Conte una riunione appena sarà rientrato da Bruxelles per decidere senza indugio nuove misure nazionali per contenere il contagio, ovviamente d’intesa con le Regioni», ha detto il capo delegazione Pd al governo Dario Franceschini
IL TREND GIORNO PER GIORNO
L’epidemia accelera, le dieci regioni più a rischio
L’epidemia da Coronavirus accelera, ha segnalato ieri il report settimanale di ministero della Salute e Istituto superiore di sanità. Il virus circola in tutto il Paese, aumenta il tasso di occupazione dei posti letto in terapia intensiva e in area medica e in alcune regioni e province autonome si ritiene che saranno raggiunti valori critici già nel prossimo mese.
Il report della settimana 5-11 ottobre segnala che sono dieci le regioni con un rischio definito alto per la tenuta delle terapie intensive: sono Abruzzo, Campania, Emilia Romagna, Liguria, Lombardia, Puglia, Sardegna, Toscana, Umbria e Valle d’Aosta. Secondo il monitoraggio hanno una probabilità di superare la soglia del 30% delle terapie intensive occupate da pazienti Covid nel prossimo mese, da alta a massima.
Le regioni segnalate con il livello più alto di rischio per questo parametro sono la Lombardia, la Liguria. In pochi giorni il numero di casi sintomatici è quasi raddoppiato (15.189 casi sintomatici nel periodo 28 settembre-11 ottobre contro 8.198 casi sintomatici nel periodo 21 settembre-4 ottobre).
Le regioni valutino misure aggiuntive
Arriva un invito alle Regioni, «in raccordo con il ministero della Salute, a realizzare una rapida analisi del rischio, anche a livello sub-regionale, e di valutare il tempestivo innalzamento delle misure di contenimento e mitigazione nelle aree maggiormente affette»: si legge nel monitoraggio settimanale di ministero della Salute e Iss. Serve «una rapida analisi del rischio sub-regionale per il tempestivo innalzamento delle misure di contenimento e mitigazione nelle aree maggiormente affette sulla base delle linee di indirizzo» fornite dal ministero della Salute.
Rt nazionale a 1.17, solo due regioni sotto 1
Nel periodo 24 settembre–7 ottobre 2020, l’Rt calcolato sui casi sintomatici è pari a 1,17. Solo due regioni hanno l’Rt sotto 1: il Molise a 0,83, la Calabria a 0.94. In 17 Regioni e nelle due province autonome di Trento e Bolzano il valore dell’indice di trasmissibilità Rt è sopra l’1. Il valore più alto in Valle d’Aosta (1.53), seguita da Piemonte (1.39) e Provincia autonoma di Bolzano (1.32). Registra 1 la Basilicata. Ecco tutti gli indici: Abruzzo 1.18, Basilicata 1, Calabria 0.94, Campania 1.29, Emilia Romagna 1.12, Friuli Venezia Giulia 1.24, Lazio 1.14, Liguria 1.02, Lombardia 1.15, Marche 1.14, Molise 0.83, provincia autonoma di Bolzano 1.32, Piemonte 1.39, provincia autonoma di Trento 1.15, Puglia 1.14, Sardegna 1.1, Sicilia 1.23, Toscana 1.28, Umbria 1.4, Valle d’Aosta 1.53, Veneto 1.15.
In tutto 4.913 focolai (1.749 nuovi)
Il report segnala complessivamente 4.913 focolai attivi, di cui 1.749 nuovi, in aumento per l’undicesima settimana consecutiva. Nella precedente settimana di monitoraggio erano stati segnalati 3.805 focolai attivi di cui 1.181 nuovi. Il report ricorda che la definizione adottata di focolaio prevede l’individuazione di 2 o più casi positivi tra loro collegati. Sono stati registrati focolai in102 province su 107. La maggior parte continua a verificarsi in ambito domiciliare (80,3%). Stabile la percentuale dei focolai rilevati nell’ambito di attività ricreative (4,2% contro 4,1% la settimana precedente).
Dal report risultano in aumento i focolai in cui la trasmissione potrebbe essere avvenuta in ambito scolastico, ma la trasmissione intra-scolastica rimane complessivamente una dinamica di trasmissione limitata: 3,8% di tutti i nuovi i focolai in cui è stato segnalato il contesto di trasmissione.
Aumentano i ricoveri
A livello nazionale il report segnala un importante aumento nel numero di persone ricoverate (4.519 contro 3.287 in area medica, 420 contro 303 in terapia intensiva nei giorni 11 ottobre e 4 ottobre, rispettivamente) e, conseguentemente, aumentano i tassi di occupazione delle degenze in area medica e in terapia intensiva, con alcune Regioni e province autonome sopra 10% in entrambe aree.
L’invito a rispettare le regole
«Rimane fondamentale – conclude il report – mantenere un’elevata consapevolezza della popolazione generale circa il peggioramento ormai chiaro e più rapido della situazione epidemiologica e sull’importanza di continuare a rispettare in modo rigoroso tutte le misure necessarie a ridurre il rischio di trasmissione quali lavaggio delle mani, l’uso delle mascherine e il distanziamento fisico».