Oggi nuovo Dpcm. Ecco cosa prevede: quali attività chiuderanno. Divieto di spostamento, scuole chiuse. Lockdown in b…
Il dado è tratto: il governo nella giornata di martedì varerà un nuovo dpcm, il terzo in tre settimane, con una serie di misure ulteriormente restrittive da applicare all’intero territorio nazionale, ma individuerà tre fasce di rischio epidemiologico, per dare una cornice complessiva a un giro di ulteriori lucchettature nelle zone dove l’epidemia si manifesta su più larga scala. Con due nodi ancora aperti ma in via di risoluzione: che tipo di mobilità consentire fra Regioni, e a che ora fissare il coprifuoco.
Andiamo con ordine. Giuseppe Conte oggi ha illustrato al Parlamento i contenuti del nuovo dpcm, per la prima volta prima di averlo adottato. Annunciando un quadrto di interventi che si può riassumere così: possibilità di didattica a distanza al 100% per tutti i licei e istituti professionali, chiusura nei giorni festivi e prefestivi dei centri commerciali, chiusura delle sale e di quelle dedicate al bingo, oltre agli spazi dedicati a queste attività presenti nei tabaccai, stop a musei e mostre, capienza massima dei mezzi pubblici limitata al 50%.
Il premier ha poi aggiunto altri due elementi: il limite agli spostamenti da e verso Regioni ad alto rischio, e “limiti allo spostamento delle persone nella fascia serale più tarda”. Sono questi i due capitoli ancora aperti rimasti sul campo dopo due giorni di scontro ad alta intensità. Stamattina Roberto Speranza e Francesco Boccia si sono confrontati per l’ennesima volta con i presidenti delle Regioni. E ancora una volta si sono registrate le proteste di quei presidenti come Vincenzo De Luca, Attilio Fontana e Michele Emiliano hanno continuato a battere sulla necessità di misure incisive e omogenee per tutti al fine di stroncare la corsa del virus. Sono molti tuttavia i presidenti, come il meloniano Marco Marsilio, che si sono espressi per una diversificazione delle norme, per non penalizzare eccessivamente quelle zone del paese dove i contagi sono ancora sotto controllo e gli ospedali reggono bene alla pressione. Unanimi le spinte affinché tutte le categorie interessate dalle nuove restrizioni vengano aiutate in tempo brevissimo. Conte sta valutando un nuovo scostamento di bilancio, da condividere possibilmente con le opposizioni, perché i soldi stanziati nel decreto Ristori a questo punto non sono più sufficienti.
Ad ogni modo il governo si è impegnato a formulare una bozza del provvedimento, che sarà inoltrato per un giro di condivisione e osservazioni tra la serata di lunedì e la mattina di martedì a tutti i governatori. Il parere del Comitato tecnico scientifico, convocato per domani alle 16 (ma non è escluso che la riunione possa essere anticipata al mattino), sarà l’ultimo tassello prima del via libera.
L’orientamento che al momento prevale è quello di interdire gli spostamenti solo tra quelle Regioni che entreranno nella terza fascia di rischio, secondo un indicatore che tiene conto dell’indice di contagio (Rt) unito ad altri ventuno diversi parametri, tra cui il numero dei casi sintomatici, i ricoveri, i casi nelle Rsa, la percentuale di tamponi positivi, il tempo medio tra sintomi e diagnosi, il numero di nuovi focolai, l’occupazione dei posti letto sulla base dell’effettiva disponibilità. Allo stato attuale sarebbero dodici le Regioni indiziate: Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Trentino Alto Adige, Liguria, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Umbria, Lazio, Molise, Puglia e Calabria, con la Campania fortemente a rischio. “Non è escluso – confida una fonte di governo – che possano essere dichiarate zone rosse solo quei comuni o quelle province con una situazione particolarmente critica, i cui indicatori contribuiscono in gran parte a far schizzare l’indice di rischio dell’intera Regione”.
Sul coprifuoco ancora non si è trovato un punto di caduta. La parte rigorista del governo e dei governatori spinge per le 20, alcuni fra loro erano partiti da un’idea iniziale ancora più tetragona, le 18. Una posizione che ha trovato radicalmente contrari i presidenti di centrodestra del Nord e Italia viva, in forte disaccordo anche nell’introdurre l’obbligo di chiusura domenicale per i ristoranti. Il compromesso su cui si sta lavorando fisserebbe lo stop alle 21, ipotesi attualmente molto probabile.
Conte vuole attendere i dati di domani per la decisione finale, ma la situazione di tensione è palpabile in un gioco allo scaricabarile delle responsabilità sul quale è intervenuto anche il Quirinale. Sergio Mattarella ha in qualche modo assunto la regia in quello che per molti versi è stato un dialogo tra sordi. Oggi ha incontrato Bonaccini e Toti, auspicando una efficacie e concreta collaborazione tra istituzioni, domani incontrerà Roberto Fico e Elisabetta Casellati, a tema il rapporto tra governo e le opposizioni che, nonostante qualche timidissimo passo avanti nel dibattito parlamentare, gli interessati hanno fatto di tutto per logorare.